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Le passioni sono i soli oratori che persuadono sempre: il più semplice degli uomini che nutra una passione è più convincente del più eloquente che ne sia privo.
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L’orgoglio è uguale in tutti gli uomini, e non c’è differenza se non nei mezzi e nel modo di mostrarlo.
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La gelosia è in un certo senso giusta e ragionevole, poiché tende solo a conservare un bene che ci appartiene, o che crediamo ci appartenga; mentre l’invidia è un furore che non può sopportare il bene altrui.
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La gelosia si nutre di sospetti, e si trasforma in furia o muore nel momento in cui il sospetto si tramuta in certezza.
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Le promesse di certi uomini sono come sabbie mobili che viste da lontano sembrano solide e sicure ma si rilevano inconsistenti e insidiose.
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Compiamo il nostro dovere per pigrizia e per timidezza e spesso tutto il merito va alla nostra virtù.
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Le passioni ne generano spesso altre di segno opposto. L’avarizia talora produce la prodigalità e la prodigalità l’avarizia; spesso si è determinati per debolezza, e audaci per timidezza.
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Per la perdita di certe persone si prova più rimpianto che afflizione, mentre altre ci lasciano afflitti, ma senza rimpianti.
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Talvolta ci lamentiamo con leggerezza dei nostri amici per giustificare in anticipo la nostra leggerezza.
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È invero una malattia noiosa dover salvaguardare la propria salute al prezzo di una dieta troppo severa.
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Il piacere dell’amore è di amare, e si è più felici per la passione che si nutre che per quella che si ispira.
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Il rimedio della gelosia è la certezza di ciò che si teme, perché ciò provoca la fine della vita o la fine dell’amore; è un rimedio crudele, ma è più dolce dei dubbi e dei sospetti.
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Nei giudizi che danno di noi, i nostri nemici si avvicinano alla verità più di quanto facciamo noi stessi.
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Il concetto che si formano di noi i nostri nemici è molto più vicino alla verità che il concetto che noi ci facciamo di noi stessi.
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