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Frasi sull’innovazione

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I riformisti cercano, mediante elemosine, di dividere e ingannare gli operai, di distoglierli dalla lotta di classe.



Dobbiamo pensare all’innovazione non quando é ormai inevitabile, ma quando é possibile.




Il progressivo sviluppo dell’uomo dipende dalle invenzioni. Esse sono il risultato più importante delle facoltà creative del cervello umano. Lo scopo ultimo di queste facoltà è il dominio completo della mente sul mondo materiale, il conseguimento della possibilità di incanalare le forze della natura così da soddisfare le esigenze umane.



Le forme primitive di intelligenza artificiale che abbiamo già sono state molto utili. Ma credo che lo sviluppo di un’intelligenza artificiale completa potrebbe mettere fine al genere umano.


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L’Europa deve a questa pluralità di percorsi tutto il suo sviluppo progressivo e multiforme.




Anche chi, come me, si è formato con apparati tecnici molto pesanti, capisce che deve imparare a lavorare con mezzi più agili per arrivare a miniaturizzare lo sguardo. L’innovazione tecnologica ha cambiato l’approccio alla realtà, ci ha regalato uno sguardo fulmineo. Non possiamo non tenerne conto.



Un’eccessiva tutela impedisce la maturazione, quindi blocca anche lo sviluppo emotivo, la felicità.



Alla lunga, senza sviluppo economico, senza crescita, alza la testa il populismo, vengono messi in discussione i fondamenti stessi della democrazia.



Non direi che il mio lavoro possa essere definito rivoluzionario. Credo nell’ innovazione radicale, questo sì. Credo nel sogno di sradicare la poliomielite, di debellare la malaria e in altri obiettivi di progresso. Ma la parola rivoluzionario attiene ad altri ambiti. E comunque, io non sono neanche il primo filantropo. Penso a gente come Carnegie o Rockefeller: hanno inaugurato la tradizione della filantropia un secolo fa. Per fortuna questa tradizione sta crescendo. Io sto cercando di incoraggiarla, di coinvolgere più gente possibile.



L’innovatore è uno che fa le cose in modo diverso da quello in cui si sono sempre fatte. Ritengo di essere geneticamente, istintivamente un innovatore; ma l’innovatore incarna l’antitesi dell’establishment che giudica ingombrante, fastidioso, da mettere ai margini chiunque abbia il gusto e il pallino delle novità.




Conosci te stesso. Massima tanto perniciosa quanto brutta. Chiunque si osservi arresta il proprio sviluppo. Il bruco che cercasse di “conoscersi bene” non diventerebbe mai farfalla.



L’uomo userà sempre la sua tecnologia più avanzata per divertirsi.



Le grandi trasformazioni economiche della storia avvengono quando una nuova tecnologia di comunicazione converge con un nuovo sistema energetico.



Lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura: è per questo che noi esistiamo.




Sui grandi scenari mi considero piuttosto verde anch’io. […] Per me l’ambiente è il paradigma della crescita, dell’innovazione, degli investimenti. È il motore dello sviluppo, polemizzo con chi lo fa diventare l’impedimento.



Da parte del movimento sindacale, c’è stata scarsa sensibilità intorno ai processi di innovazione, di fronte alle ristrutturazioni e alle nuove tecnologie.



L’innovazione si fonda sulla capacità di trasgredire.



Il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica. L’ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo. Di solito noi ci agglutiniamo in famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a distanza e sospettiamo appena voltato l’angolo.


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Sono molto interessato all’innovazione e all’imprenditorialità e se si sommano queste due cose il risultato naturale è un eroe: Steve Jobs.



Il Pd che vogliamo noi deve essere non il partito della chiusura ma dell’apertura, dell’innovazione, deve essere il partito non che sta in un museo delle cere ma che sta sulla frontiera.



Molto spesso le decisioni che riguardano i paesi in via di sviluppo sono prese dai paesi più ricchi, senza consultare i diretti interessati.



La vita è come la fotografia. Sono necessari i negativi per lo sviluppo.



Da qualche anno si fa un gran parlare di «innovazione», magica parola che dovrebbe permettere ai Paesi del mondo industrializzato di reggere la concorrenza dei Paesi emergenti, che producono le stesse cose a prezzi enormemente inferiori. Innovazione significa dunque immaginare nuovi modi di produrre le stesse cose a minor costo, oppure inventare nuovi prodotti, dai più complessi ai più semplici, che in qualche maniera facilitino la nostra vita quotidiana in casa o sul lavoro, o macchine o utensili più facili da usare di quelli esistenti, o creare marchingegni e renderli indispensabili.



Il ritardo culturale gioca negativamente in due sensi: da una parte limita la capacità e la possibilità di accedere all’innovazione in modo intelligente, dall’altra apre spazi al consumismo tecnologico, che, oltre a essere costoso, alla fine risulta anche dannoso.



Complice una precisa innovazione tecnologica, un gruppo umano sostanzialmente allineato al modello culturale imperiale, accede a un gesto che gli era precluso, lo riporta istintivamente a una spettacolarità più immediata e a un universo linguistico moderno, e ottiene così di dargli un successo commerciale stupefacente.



Proprio sul terreno delle libertà e dei diritti, infatti, l’innovazione costituzionale è grande, così come è profondo il mutamento degli strumenti che devono garantirne l’attuazione. Non vi è soltanto una restaurazione piena dei diritti di libertà, e un allargamento del loro catalogo. Cambia radicalmente la scala dei valori di riferimento, dalla quale scompare proprio quello storicamente fondativo, la proprietà, trasferita nella parte dei rapporti economici, spogliata dell’attributo della inviolabilità, posta in relazione con l’interesse sociale.



Se vogliamo avere dei funzionari abili e efficienti ‐ soprattutto capaci di generare innovazioni e disposti a accettarle ‐, se non vogliamo che la nostra burocrazia degeneri in una pedantocrazia, l’entità burocratica non deve inglobare tutte le occupazioni che formano e sviluppano le facoltà necessarie al governo degli uomini.



Serve dar corso ad un’iniziativa politica volta alla difesa dei “nuovi diritti digitali”; si deve da un lato garantire l’innovazione tecnologica per permettere a PA, imprese e cittadini di utilizzare in modo efficace ed efficiente la rete ed il web e dall’altro garantire un uso democratico e partecipativo dei nuovi media.



Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola.



E poi ci sono elementi di radicalità che devono essere presenti nel riformismo. L’ambiente, l’uguaglianza, la pace: perché un riformista deve avere sempre il fucile in mano? Perché dovremmo accettare la più grande diseguaglianza dei redditi d’Europa?