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Frasi di Emil Cioran

Frases de Emil Cioran

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  • Il progresso è l'ingiustizia che ogni generazione commette con il consenso dei propri predecessori.


  • Mettere in questione la nascita è una disintossicazione e una liberazione.


  • Quando non abbiamo uno scopo verso cui convergano tutte le nostre azioni, amiamo solo il pensiero discontinuo, spezzato, immagine della nostra vita andata in frantumi.


  • C'è un solo modo per possedere tutto: non desiderare niente.


  • I peggiori misfatti vengono commessi per entusiasmo, stato morboso responsabile di quasi tutte le sventure, pubbliche e private.


  • Il tormento, per alcuni, è una necessità, un bisogno, un appetito, un compiacimento.


  • Concepire un pensiero, un solo e unicopensiero − ma che mandasse in frantumi l'universo.


  • Una civiltà è distrutta solo quando i suoi dei sono distrutti.


  • Una forma invidiabile di gloria, forse tra le più belle: legare il proprio nome al crollo di una religione.


  • La dolcezza di prima della nascita, la luce della pura anteriorità.


  • L'uomo è partito con il piedesbagliato. La disavventura in Paradiso ne fu il primo effetto. Il resto doveva venire di conseguenza.


  • La letteratura, la filosofia, la religione, tutto dà troppa importanza all'uomo.


  • Ogni occidentale tormentato fa pensare ad un eroe dostoevskiano con un conto in banca.


  • Anche quando disertano l'inferno, gli uomini lo fanno solo per ricostruirlo altrove.


  • La vera, unicasfortuna: quella di venire alla luce. Risale all'aggressività, al principio di espansione e di rabbia annidato nelle origini, allo slancio verso il peggio che le squassò.


  • Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contro il mistero e proclamarne il fallimento.


  • In un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fareprogetti, ma se ne fanno sempre, perché l'ottimismo, com'è noto, è una mania degli agonizzanti.


  • C'è un solo modo per possedere tutto: non desiderare niente.


  • Si crede veramente fino a quando non si sa chi implorare. Una religione è viva solo prima dell'elaborazione delle sue preghiere.


  • L'esperienza del vuoto è la tentazione mistica del non credente, la sua possibilità di preghiera, il suo momento di pienezza.


  • Saper dosare la banalità e il paradosso: è tutta qui l'arte del frammento.


  • La sorte di chi si è ribellato troppo è di non aver più energie se non per la delusione.


  • Niente rende modesti, neppure la vista di un cadavere.


  • Se tutto continua, il motivo è che gli uomini non hanno il coraggio di disperare.


  • In un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fareprogetti, ma se ne fanno sempre, perché l'ottimismo, com'è noto, è una mania degli agonizzanti.


  • Bisogna essere matti per lamentarsi della sparizione dell'uomo, invece di intonare un: 'Buono sgombero!'.


  • La prova migliore di quanto l'umanità stia regredendo è l'impossibilità di trovare un solo popolo, una sola tribù, in cui la nascita provochi ancora lutto e lamenti.


  • Saper dosare la banalità e il paradosso: è tutta qui l'arte del frammento.


  • Si diventa tolleranti soltanto nella misura in cui si perde di vigore, si cade amabilmente nell'infanzia, e si è troppo stanchi per tormentare gli altri con l'amore o con l'odio.


  • Tante volte mi ha fatto morire la mia avidità di agonie che mi sembra indecente abusare ancora di un cadavere dal quale non posso ricavare più niente.


  • Frivolo e incongruente, dilettante in tutto, avrò conosciuto a fondo soltanto l'inconveniente di essere nato.


  • Quando, al risveglio, si ha la luna per traverso, è inevitabile che si approdi a qualche scopertaatroce, anche soltanto osservandosi.


  • È falsodire che non possiamo vivere senza dèi. Tanto per cominciare li riduciamo a simulacri, e poi l'uomo sopporta tutto e a tutto si abitua. Non è abbastanza nobile per morire di delusione.


  • La Verità? Un incaponirsi da adolescenti o un sintomo di senilità.


  • Soltanto uno spirito incrinato può avere aperture sull'aldilà.


  • Tutto è; niente è. L'una e l'altra formula arrecano uguale serenità. L'ansioso, per sua disgrazia, rimane a mezza strada, tremebondo e perplesso, sempre alla mercé di una sfumatura, incapace di insediarsi nella sicurezza dell'essere o dell'assenza di essere.


  • Mi svincolo dalle apparenze e ciò nondimeno vi rimango impastoiato; o meglio: sono a mezza strada fra quelle apparenze e questa cosa che le infirma, questa cosa che non ha né nome né contenuto, questa cosa che è niente ed è tutto. Il passo decisivo fuori dalle apparenze non lo farò mai. La mia natura mi obbliga a ondeggiare, a perpetuarmi nell'equivoco, e se tentassi di decidere in un senso o nell'altro perirei della mia stessa salvezza.