Frasi di Giovanni Papini

Dio è ateo.

L’amore è come il fuoco, che se non si propaga si spegne.

L’uomo non è che un quadrupede riottoso e maligno che, a forza di superbia, riesce a star ritto sulle zampe di dietro.

L’odio verso sé stessi e l’amore verso i nemici è il principio e la fine del Cristianesimo.

L’avarizia degli uomini è tanto grande che ciascuno s’ingegna quanto può di prender molto dagli altri e di render poco.

Si può entrare nel regno di Dio anche dal nero portale del peccato.

Se i cristiani credessero effettivamente a Cristo farebbero il più delle volte il contrario di ciò che fanno e sarebbero l’opposto di quel che sono in quasi tutte le ore della vita cioè superbi, avidi, avari, vendicativi, violenti, carnali e bestiali.

Il denaro, che ha ucciso tanti corpi, ogni giorno porta la morte a migliaia di anime.

L’adulatore dice senza pensarle le cose che l’adulato pensa di se stesso senza dirle.

L'inferno non è che il paradiso capovolto.

Un delitto è punito quando è piccolo, ma è lodato e premiato quando è grande.

L'ultima astuzia del diavolo fu di spargere la voce della sua morte.

L'inferno non è che il paradiso capovolto.

Ogni uomopaga la sua grandezza con molte piccolezze, la sua vittoria con molte sconfitte, la sua ricchezza con molti fallimenti.

La modestia è la forma più insulsa dell'orgoglio.

La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.

L'ultima astuzia del diavolo fu di spargere la voce della sua morte.

L'amicizia: un continuo scambio e contraccambio di doni spirituali e materiali. Quando si tratta di persone generose, colui che dà prova una gioia più grande di colui che riceve.

Il mondo antico non conosce l'Amore. Conosce la passione per la donna, l'amicizia per l'amico, la giustizia per il cittadino, l'ospitalità per il forestiero.

L'ultima astuzia del diavolo fu di spargere la voce della sua morte.

Fino a sei anni l’uomo è prigioniero di genitori, di bambinaie o d’istitutrici; dai sei ai ventiquattro è sottoposto a genitori e professori; dai ventiquattro è schiavo dell’ufficio, del caposezione, del pubblico e della moglie; tra i quaranta e i cinquanta vien meccanizzato e ossificato dalle abitudini (terribili più d’ogni padrone) e servo, schiavo, prigioniero, forzato e burattino rimane fino alla morte.