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Frasi sulle Critiche

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Se vuoi sacrificare l’ammirazione di molti uomini per le critiche di una sola persona, allora fallo, sposati.



Non bisogna preoccuparsi delle critiche della stampa: ciò che conta è che scrivano il tuo nome giusto.




Non ho mai pensato che l’operazione letteraria sia divisibile in tanti “riquadri” e scomparti quanti sono la critica, la saggistica, la narrativa, la poesia, ecc. Se un critico non è anche un “narratore”, mi chiedo che senso abbia la sua funzione di interprete.



La critica è una cosa molto comoda: si attacca con una parola, occorrono delle pagine per difendersi.


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II gobbo non vede la sua gobba, ma quella del suo compagno.




Contro i giudici che si tirano indietro e non rischiano proprio nulla, nessuno si leva a protestare o levar critiche nei loro confronti.



Le critiche non mi importano, io sono le mie parole.



Se mi criticano è buono: vuol dire che non passo inosservata.





Per evitare le critiche, non fare niente, non dire niente, non essere niente.




Non si critica un uovo perché non è un pollo.



Non farti distrarre dalle critiche. Ricorda che il solo assaggio del successo che hanno molte persone è quando ne mordono un pezzo da te.



Sono d’accordo con il ricambio generazionale ma fatto con eleganza, non in questo modo.



La gente che non fa niente, è sempre la prima che fa delle critiche a tutto.




Credo che la critica si giochi in una dimensione solitaria, oggi più che in passato. Il critico ha bisogno di amici, non di complici come è accaduto con i giochi di squadra della stagione ermetica.



Non preoccuparti della critica. Se non è vera, ignorala; e se è ingiusta evita di irritarti; se è ignorante, sorridi; e se è giustificata, impara da essa.



Prima di criticare la vita degli altri, avete mai pensato di fare un bilancio della vostra?



La gente critica, critica, critica… e intanto rosica, rosica, rosica.


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Un critico è qualcuno che da’ il meglio di sé quando voi avete dato il peggio di voi.



Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti viene voglia di criticare qualcuno – mi disse – ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”.



Ci sono due specie di critiche, l’una che s’ingegna più di scorgere i difetti, l’altra di rivelar le bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore, e vuol destare amore che è padre dell’arte; mentre l’altra mi pare che somigli a superbia, e sotto colore di cercare la verità distrugge tutto, e lascia l’anima sterile.



Quei critici un po’ inquietanti, che sanno parlare dei libri degli altri come se li avessero fatti loro – da dentro: è ciò che io chiamo critica di annessione – con quella stupefacente chiaroveggenza della donna innamorata che capisce tutto dell’uomo, tranne l’erezione.



Ritengo che la critica, per come ho sempre tentato di interpretarla, sia in primo luogo letteraria, e con questo intendo personale e passionale. Non si tratta di filosofia, politica o religione: nei casi più alti è una forma di letteratura sapienziale, e quindi una meditazione sulla vita.



In un vero amore non si critica nulla. Se mi ami, amami con i miei difetti! Amami per quel che sono! Non chiedermi niente, non giudicarmi. Non ho nulla da darti: faremo qualcosa insieme. Io ti amo come sei, non ti chiedo nulla, non voglio che cambi, non esercito pressioni in questo senso.



La critica non ha mai rivelato un grande scrittore o autore drammatico ai suoi primi passi e ha sempre soltanto cercato di demolirlo quando lo vedeva circondato dal favore del pubblico. Salvo poi a prostituirsi in salamelecchi ufficiali quando lo scrittore era ormai una gloria certa.