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Frasi sulla cupidigia

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Un avaro non può mai essere virtuoso.



Il generoso sta al prodigo come il parsimonioso all’avaro.




L’avaro spende lo stretto necessario: il prodigo, tutto il superfluo.



Avaro. Smodatamente desideroso di conservare ciò che altre brave persone vorrebbero tanto ottenere.


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Chi sparagna, vien la gatta e glielo magna.




L’avarizia in età avanzata è insensata: cosa c’è di più assurdo che accumulare provviste per il viaggio quando siamo prossimi alla meta?



L’avarizia comincia dove finisce la povertà.



L’avaro non fa del bene a nessuno, ma fa a sé stesso il male peggiore.



Dio ha dato per penitenza all’avaro che né del poco né dell’assai si contenti.



L’avaro, se ricco, non ha nessun parente.




Chi è stato l’inventore del puzzle? Un genovese quando gli sono cadute mille lire nel frullatore.



Gli scozzesi usano il preservativo tre volte: la prima al dritto, la seconda al rovescio, e la terza come chewing-gum.



L’avaro non vive, vegeta.



Era così avaro che quando mandava il vestito in tintoria nascondeva due paia di calzini nelle tasche.




Ti chiedono indietro i 2 € che ti avevano prestato per le macchinette e poi hanno: – iPhoneX – T-Shirt da 150€ – Rolex – Un amico in meno



Del denaro dell’avaro gode lo scialacquatore.



Chi serba, Dio non gli dà.



Io non sono avaro, solo pidocchioso. A Napoli si chiamano pidocchiosi tutti quelli che soffrono nello spendere cifre alquanto modeste. Magari sopra i cinquemila euro non ci fanno caso, ma sotto i cinquanta euro soffrono come bestie.


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L’avarizia nasce dalla convinzione che certe cose ci sono necessarie mentre probabilmente non lo sono, e dal timore che ci venga tolto ciò da cui dipende il nostro sostentamento.



L’avarizia è naturale. Percorri pure tutta la città, le piazze, le case, i templi: se qualcuno affermerà di non volere più di quello che gli basti — la natura infatti è contenta di poco — ritieni di avere trovato la fenice.



L’avarizia delle persone, delle famiglie e delle nazioni può contagiare i meno abbienti come i più ricchi, e suscitare negli uni e negli altri un materialismo che soffoca lo spirito.



L’avaro e il dissipatore hanno un solo e medesimo difetto. Entrambi non sanno far uso del denaro e per entrambi esso è motivo di infamia. Perciò con ragione entrambi ricevono uguale castigo, perché ugualmente non sono degni di possedere.



Alcuni avari si sforzano di diventare prodighi, e innanzitutto di farlo vedere. I loro sforzi acquistano carattere atletico: quando tirano fuori il loro denaro, sembra che debbano sollevare pesanti manubri di ferro, che poi tirano sulla testa agli altri. Alcuni sono disperati per l’aumento dei prezzi che li riguarda, sicché la loro avarizia gli appare sempre più giustificata, e giorno dopo giorno comperano sempre di meno. Costoro ben presto se ne vanno in giro come misere ombre; prendono il posto dei poveri, ma questi poveri vengono disprezzati con ragione.



L’avarizia è sempre in punto di morte, tutte le cose per essa si trasformano nel fuscello a cui si attacca nell’angoscia dell’agonia. L’avarizia vede dappertutto il fondo della cassetta, per essa il mondo è logoro fin dall’inizio. È sempre al verde.



Dovrai pur confessare che questa brama della ricchezza è per natura insita in tutti. Tutti infatti, in ogni età, in ogni condizione, in ogni onore, in ogni dignità, sono presi dal desiderio dell’oro, e cioè dell’avarizia, e godono dell’oro come di cosa ben nota ed affine.



L’avarizia non solo è la più stolta delle passioni, ma anche la più dispotica, investe ogni aspetto dell’anima, distrugge ogni fondamentale ragione di vita spirituale. L’avarizia crea i più irresistibili legami con il contingente e l’effimero.