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Frasi sulla collera

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Abbandona l’ira, trascura l’orgoglio, passa oltre ogni vincolo: nessun dolore tocca l’uomo distaccato da nome e forma, e che non possiede nulla.



Chi s’arrabbia in fretta, in fretta si calma.




Non bisogna mai andare a dormire in collera.



La collera fa l’uomo cieco.


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Tempra la lingua quando sei turbato.




Ira senza forza, subito si smorza.



La collera della sera bisogna tenerla in serbo per la mattina.



La vecchiaia è l’età più capace di rancori. Per la collera manca la forza, manca la rapidità della reazione, e al colpo non corrisponde la percossa.



La collera è un odio aperto e transitorio; l’odio, è una collera trattenuta e senza sbocchi.



Donna in collera, mare in burrasca.




Mostrare la propria collera al nemico, è offrirgli la vittoria.



La collera non ha ragione.



La collera, nel civilizzato, rientra quasi sempre. Non viene espulsa, lo attossica (anche nella saliva, secondo Bichat). Siamo tutti botteghe chiuse di collere rientrate (rientrate, non dominate realmente ringoiate sprecando tanta preziosa energia nervosa per soffocarle); le botteghe chiuse sono uno spettacolo triste.



Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai,/ E cantando al sole la spada sguainai,/ Svanita ogni speme, lacero è il cuore:/ Ci attende la collera, la rovina e il notturno bagliore!




La collera fa dire che il governo è la causa di tutti i problemi e che se soltanto non avessimo un governo non ci sarebbero problemi. Ciò che contraddice questa tesi sono le prove che la storia ed il buonsenso ci forniscono.



Ahimè! Noi vediamo ogni giorno la scissione iniziata nella Società farsi più profonda: non sono più le opinioni politiche che dividono gli uomini; non si tratta delle opinioni, ma degli interessi; da una parte il campo dei ricchi, dall’altra il campo dei poveri. Nell’uno, l’egoismo che tutto vuole avere; nell’altro, l’egoismo che vorrebbe impadronirsi di tutto: tra loro un odio irriducibile, la minaccia di una prossima guerra, che sarà una guerra di sterminio. Rimane un solo mezzo di salvezza, ed è che, in nome della Carità, i Cristiani si frappongano fra i due campi, che vadano transfughi benefici, dall’uno all’altro campo, che ottengano dai ricchi molte elemosine, dai poveri molta rassegnazione, che portino ai poveri dei doni, ai ricchi parole di riconoscenza, che li abituino a guardarsi nuovamente come fratelli, che comunichino loro un po’ di mutua Carità, e questa Carità, paralizzando, soffocando l’egoismo delle due parti, attenuando ogni giorno le antipatie, farà rimuovere i campi. Essi distruggeranno le loro barriere di pregiudizi, getteranno via le loro armi di collera e marceranno l’uno incontro all’altro, non per combattersi, ma per fondersi, abbracciarsi e fare un unico gregge sotto un solo pastore.



Hai imparato a seppellire il rimorso sotto la collera. Ti insegnerò ad affrontarlo ed ad accettare la verità. Sai combattere contro sei uomini. Noi ti insegneremo a fronteggiarne seicento. Tu sai come sparire. Noi ti insegneremo come si fa a diventare invisibile.



L’esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l’apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull’orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.


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Cosa è questo primo lavoro? Una commedia, il Candelaio. Bruno vi sfoga le sue qualità poetiche e letterarie. La scena è in Napoli, la materia è il mondo plebeo e volgare, il concetto è l’eterna lotta degli sciocchi e de’ furbi, lo spirito è il più profondo disprezzo e fastidio della società, la forma è cinica. È il fondo della commedia italiana dal Boccaccio all’Aretino, salvo che gli altri vi si spassano, massime l’Aretino, ed egli se ne stacca e rimane al di sopra. Chiamasi accademico di nulla accademia, detto il Fastidito. Nel tempo classico delle accademie il suo titolo di gloria è di non essere accademico. Quel fastidito ti dà la chiave del suo spirito. La società non gl’ispira più collera; ne ha fastidio, si sente fuori e sopra di essa.



Ma che ha questa gente, eh, Mason?! Non trovi che ci sia un mare di collera attorno a quest’isola? Una sorta di rabbia puberale violenta? Un fiotto d’ira che si fanno uscire dalla bocca certi quindicenni, “ce l’ho a morte con mio padre!”, perché non vogliono crescere! Ti rendi conto? Siamo inchiodati qui con una banda di marines psicopatici! IO RIVOGLIO IL MIO NOIOSO LABORATORIO!



La collera aspira a punire:e, come osservò acutamente un uomo d’ingegno, le piace più d’attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro che rassegnarsi.