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Frasi sulla stampa

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E guardando i giornali con un minimo di ironia li dovremmo sfogliare come romanzi di fantasia che poi il giorno dopo e anche il giorno stesso vanno molto bene per accendere il fuoco o per andare al cesso.



Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata.




“Il Conciliatore” assunse un carattere che dal punto di vista puramente dottrinale può dirsi eclettico; questo eclettismo resterà tipico di gran parte del liberalismo moderato italiano del Risorgimento.



La notizia è quella cosa che qualcuno, da qualche parte, non vuole sia pubblicata. Tutto il resto è pubblicità


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Nessun uomo conosce il significato di una QUALSIASI cosa pubblicata in un qualsiasi giornale se non conosce quali interessi controllano il giornale.




Il giornalista è uno che, dopo, sapeva tutto prima.



Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti e ingiustizie, ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo.



Io e Roberta Carlin, che era il mio vice direttore, pensavamo che il manifesto dovesse essere prima di tutto un giornale. Altri pensavano che dovesse essere un progetto che usava il giornale per fare politica.



Come vorrei, certi giorni, che davvero i giornali raccontassero soltanto balle.



Tutto ciò che appare sui giornali non è che un sintomo. Quando un sintomo è isolato, anche l’impressione che suscita può essere passeggera e facilmente dimenticabile. È quando i sintomi appaiono ripetutamente o periodicamente che essi lasciano un sedimento in noi stessi.




E’ dovere di un giornale stampare le notizie e scatenare l’inferno.



Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.



E qual è mai il giornale che scrive per il fine che in teoria gli sarebbe primario cioè informare o non invece per quello di influenzare in una direzione.



Beh, ora che è passato quasi un anno, lo posso dire. Quando il 12 agosto del 2009 ho assunto la direzione di Libero, mi tremavano le gambe.




Era […] un tentativo di ravvicinamento fra la scuola antica, che superbamente qualificavasi di classica, e la nuova, detta romantica perché pareva attingere ispirazione principalmente dal medioevo, in cui nacquero le lingue romanze.



La vendetta dei giornalisti sui politici è l’archivio.



Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche e deprimenti.



Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.


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Mai credere né agli specchi né ai giornali.



Per essere un buon giornalista basta saper dire di no al direttore e al redattore capo.



Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema.



Il giornalismo non è un mestiere che consenta un tempo libero autonomo rispetto alla professione. Richiede una vocazione. Se quella vocazione non c’è, è inutile provarci.





Le spie non servono al giorni nostri. La loro professione si è esaurita. I giornali fanno il loro lavoro.



Sono diventato giornalista perché non voglio che la mia fonte di informazione siano i giornali.



Se un politico ammazza sua madre, la prima reazione della stampa o dei suoi avversari sarà verosimilmente non quella di condannare il gesto come una cosa orribile, ma piuttosto che in una intervista fatta sei anni prima egli si era dichiarato contrario al matricidio.



I giornali non stampano smentite, è ovvio: diminuisce la fiducia del pubblico nella stampa.



Fa male leggere il giornale a tavola. Finisce che uno non bada a quel che mangia mentre legge le disgrazie della strada. Mormora “poveretti” e si asciuga una lacrima con una forchettata di spaghetti.



Se la stampa non è libera, se il discorso non è indipendente e viene ostacolato, se la mente viene incatenata o resa impotente attraverso la paura, non fa alcuna differenza sotto quale forma di governo si vive, io sono un suddito e non un cittadino



[Sull’italiano medio] Dopo cena il limoncello in vacanza la tequila, la Gazzetta d’inverno e d’estate Novella 2000.