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Frasi sulla superiorità

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C’è però una cosa che noi inglesi odiamo come il peggiore dei nemici ed è l’ipocrisia. Perché purtroppo siamo talmente superbi e ipocriti noi stessi.



Il cedro, insuperbito della sua bellezza, dubita delle piante che li son d’intorno, e fattolesi torre dinanzi, il vento poi, non essendo interrotto, lo gittò per terra diradicato.




Sono così bravo che neppure io riuscirei a fare meglio di me.



L’uomo superiore è in armonia con gli altri ma non servile e uniforme. L’uomo dappoco è servile e uniforme ma non in armonia con gli altri.


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L’ingratitudine è figlia della superbia.




La superbia mostra l’ignoranza



In faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà, dalle porte della notte il giorno si bloccherà.



La superbia è de’ vizii il più frequentemente punito, e il più difficilmente sanabile.



La superbia non è altro che non istimar altrui.



Era come un gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare.




Dio è il più grande atto di superbia dell’uomo; e quando egli l’avrà espiato, non ne troverà mai uno più grande.



Quanto più uno possiede in se stesso, di tanto meno egli necessita del mondo esterno. Ecco perché la superiorità dello spirito rende poco socievoli.



L’animo umile, prono all’omaggio, liga l’animo superbo; il superbo ama colui dal quale si vede magnificato, a maggior ragione quando chi loda è grande.



L’uomo superiore è sicuro di sé senza essere arrogante; l’uomo dappoco è arrogante ma insicuro.




Il superbo non sussisterà; spalanca come gli inferi le sue fauci e, come la morte, non si sazia, attira a sé tutti i popoli, raduna per sé tutte le genti. Forse che tutti non lo canzoneranno, non faranno motteggi per lui?



La superbia è propria di chi comanda.



La superbia è l’unica dote apocalittica che forse giova.



La superbia è figlia dell’ignoranza


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C’era una volta un Re e una Regina. La Regina partorì e fece una bambina più bella del sole. Insuperbita di questa figliolina così bella, spesso diceva: – Neppur le Fate potrebbero farne un’altra come questa. Ma una mattina, va per levarla di culla e la trova contraffatta, con una testa di rospo. – Oh Dio, che orrore!



E chi per esser suo vicin soppresso spera eccellenza e sol per questo brama ch’el sia di sua grandezza in basso messo(superbia); è chi podere, grazia, onore e fama teme di perder perch’è altri sormonti, onde s’attrista sì che’l contrario ama (invidia); ed è chi per ingiuria par ch’aonti, sì che si fa de la vendetta ghiotto e tal conviene che ‘l male altrui impronti (ira).



Hanno servito l’oscuro volere dei re Persiani per cinquecento anni. Occhi bui come la notte. Denti aguzzi come zanne. Senz’anima. La guardia personale di re Serse. I migliori guerrieri Persiani. La macchina di combattimento più letale di tutta l’Asia. Gli Immortali. Il dio-re ha rivelato un difetto fatale: la superbia. Facile da provocare, facile da ingannare. Prima che ferite e stanchezza impongano il loro tributo, il re pazzo ci scaglia contro la sua armata migliore. Serse ha mangiato l’esca.



Ci si mette a scrivere di lena, ma c’è un’ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto. Forse è meglio così: forse quando scrivevi con gioia non era miracolo né grazia: era peccato, idolatria, superbia. Ne sono fuori, allora? No, scrivendo non mi sono cambiata in bene: ho solo consumato un po’ d’ansiosa incosciente giovinezza. Che mi varranno queste pagine scontente? Il libro, il voto, non varrà più di quanto tu vali. Che ci si salvi l’anima scrivendo non è detto. Scrivi, scrivi, e già la tua anima è persa.