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La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
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Viaggiare! Perdere paesi! Essere altro costantemente perché l’anima non abbia radici! Andare avanti, inseguire l’assenza di avere un fine e dell’ansia di raggiungerlo.
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Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l’anima.
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La sincerità dell’affermazione intelligente non ha niente a che vedere con la naturalezza dell’emozione spontanea.
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Il vero male, l’unico male, sono le convenzioni e le finzioni sociali, che si sovrappongono alla realtà naturale.
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Noi non amiamo mai nessuno: amiamo, soltanto, l’idea che abbiamo di qualcuno. Ciò che amiamo è un nostro concetto, vale a dire, amiamo noi stessi.
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È un errore doloroso e crasso la distinzione che i rivoluzionari stabiliscono tra borghesi e popolo, o nobili e popolo, o governanti e governati. La distinzione è tra adattati e disadattati: il resto è letteratura e cattiva letteratura.
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Amiamo la perfezione, perché non la possiamo avere; la rifiuteremmo, se ce l’avessimo. Il perfetto è il disumano, perché l’umano è imperfetto.
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Ci stupiamo, amandola, della tensione verso la perfezione dei grandi artisti. Amiamo la loro prossimità al perfetto, però la amiamo perché è solo prossimità.
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I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l’ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c’è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l’insoddisfazione per l’esistenza del mondo.
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L’uomo non sa di più degli altri animali; ne sa di meno. Loro sanno quel che devono sapere. Noi, no.
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Ciò che deriva da una dittatura rivoluzionaria è una società guerriera di tipo dittatoriale, cioè un dispotismomilitare. Nient’altro.
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Un anarchico è una persona indignata nei confronti dell’ingiustizia di essere nati socialmente diversi.
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Ti amai e amandotisolo te non vedevo.Eri il cielo e il mare,eri la notte e il giorno.Solo quando ti persiio ti conobbi.
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L'anarchico vuole la libertà: la libertà per sé e per gli altri, per tutta l’umanità. Vuole essere libero dall’influenza o dalla pressione delle finzioni sociali.
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C’è un destino uguale, perché è astratto, per gli uomini e per le cose – una designazione ugualmente indifferente nell’algebra del mistero.
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Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l’idea che ci facciamo di qualcuno. È un concetto nostro quello che amiamo: insomma, amiamo noi stessi.
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Ciò che è naturale è ciò che viene dall’istinto; e quello che, non essendo istinto, assomiglia in tutto e per tutto all’istinto è l’abitudine.
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