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Quando non abbiamo uno scopo verso cui convergano tutte le nostre azioni, amiamo solo il pensiero discontinuo, spezzato, immagine della nostra vita andata in frantumi.
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I peggiori misfatti vengono commessi per entusiasmo, stato morboso responsabile di quasi tutte le sventure, pubbliche e private.
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Una forma invidiabile di gloria, forse tra le più belle: legare il proprio nome al crollo di una religione.
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L'uomo è partito con il piedesbagliato. La disavventura in Paradiso ne fu il primo effetto. Il resto doveva venire di conseguenza.
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La vera, unicasfortuna: quella di venire alla luce. Risale all'aggressività, al principio di espansione e di rabbia annidato nelle origini, allo slancio verso il peggio che le squassò.
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Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contro il mistero e proclamarne il fallimento.
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In un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fareprogetti, ma se ne fanno sempre, perché l'ottimismo, com'è noto, è una mania degli agonizzanti.
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Si crede veramente fino a quando non si sa chi implorare. Una religione è viva solo prima dell'elaborazione delle sue preghiere.
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L'esperienza del vuoto è la tentazione mistica del non credente, la sua possibilità di preghiera, il suo momento di pienezza.
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In un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fareprogetti, ma se ne fanno sempre, perché l'ottimismo, com'è noto, è una mania degli agonizzanti.
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Bisogna essere matti per lamentarsi della sparizione dell'uomo, invece di intonare un: 'Buono sgombero!'.
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La prova migliore di quanto l'umanità stia regredendo è l'impossibilità di trovare un solo popolo, una sola tribù, in cui la nascita provochi ancora lutto e lamenti.
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Si diventa tolleranti soltanto nella misura in cui si perde di vigore, si cade amabilmente nell'infanzia, e si è troppo stanchi per tormentare gli altri con l'amore o con l'odio.
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Tante volte mi ha fatto morire la mia avidità di agonie che mi sembra indecente abusare ancora di un cadavere dal quale non posso ricavare più niente.
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Frivolo e incongruente, dilettante in tutto, avrò conosciuto a fondo soltanto l'inconveniente di essere nato.
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Quando, al risveglio, si ha la luna per traverso, è inevitabile che si approdi a qualche scopertaatroce, anche soltanto osservandosi.
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È falsodire che non possiamo vivere senza dèi. Tanto per cominciare li riduciamo a simulacri, e poi l'uomo sopporta tutto e a tutto si abitua. Non è abbastanza nobile per morire di delusione.
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Tutto è; niente è. L'una e l'altra formula arrecano uguale serenità. L'ansioso, per sua disgrazia, rimane a mezza strada, tremebondo e perplesso, sempre alla mercé di una sfumatura, incapace di insediarsi nella sicurezza dell'essere o dell'assenza di essere.
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Mi svincolo dalle apparenze e ciò nondimeno vi rimango impastoiato; o meglio: sono a mezza strada fra quelle apparenze e questa cosa che le infirma, questa cosa che non ha né nome né contenuto, questa cosa che è niente ed è tutto. Il passo decisivo fuori dalle apparenze non lo farò mai. La mia natura mi obbliga a ondeggiare, a perpetuarmi nell'equivoco, e se tentassi di decidere in un senso o nell'altro perirei della mia stessa salvezza.