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Frasi sulla Timidezza

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La timidezza è un meccanismo di difesa contro il pericolo di venir respinti nell’incontro, di venir svalutati dal rifiuto.



La timidezza possiede una strana componente di narcisismo, una convinzione che come appariamo e come agiamo sia davvero importante per gli altri.




La timidezza è un difetto che è rischioso rimproverare alle persone che vogliamo correggere.



I timidi non hanno meno amor proprio che gli arroganti; anzi più, o vogliamo dire più sensitivo; e perciò temono: e si guardano di non pungere gli altri, non per istima che ne’ facciano maggiore che gl’insolenti e gli arditi, ma per evitare d’esser punti essi, atteso l’estremo dolore che ricevono da ogni puntura.


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È così timido che, quando suona alla porta, spera che nessuno gli apra.




Sono così timido, ma così timido che do del lei anche alla biancheria più intima!



C’è gente così timida che; quando ti chiede scusa, teme di farti un torto.



La timidezza è stata il flagello di tutta la mia vita; pareva ottenebrarmi persino i sensi, legarmi la lingua, annebbiarmi i pensieri, sconvolgere la mia espressione. Ero meno soggetto a tali manchevolezze dinanzi alle persone d’ingegno che non dinanzi agli sciocchi, poiché speravo che quelli mi capissero, e questo mi rassicurava.



Parlare molto di sé può anche essere un sistema per nascondersi.



Non essere troppo timido e schizzinoso riguardo alle tue azioni. Tutta la vita è un esperimento.




L’uomo è timido e sta troppo a scusarsi; non sta più saldo e diritto; non osa dire «io penso», «io sono», ma passa a citare qualche santo o qualche filosofo. Si vergogna di fronte a un filo d’erba o a una rosa che sboccia.



Il gatto timido fa il topo coraggioso.



Esser sicuri di sé stessi è senza fine preferibile ad esser timidi; ma la sicurezza vera e degna dell’uomo non è quella che dipende dalla cecità mentale o morale, o della presunzione; sibbene quella che proviene dalla timidezza superata e vinta.



La sorte del timido non è felice. Gli uomini non lo possono soffrire, le donne lo disprezzano, e lui si disprezza e non si può soffrire.




Un’impotenza immaginaria può diventare nei timidi una vera impotenza: nelle opere dello spirito come in quelle del corpo.



Siamo tutti spettacolari. Siamo tutti timidi. Siamo tutti in grassetto. Siamo tutti eroi. Siamo tutti impotenti. Dipende solo dal giorno.



Essere timidi è normale come avere gli occhi azzurri o gli occhi neri. Se in alcuni luoghi o in alcune circostanze, le società umane mostrano una forte intolleranza verso una certa caratteristica umana, la patologia sta in quel particolare gruppo umano, non in quella particolare variante dell’umanità.



Tutti, in modo più o meno consapevole, sappiamo che la timidezza ha qualche cosa di raro e nobile in se stessa. Perché, altrimenti, così facilmente reclameremmo anche per noi tale condizione? Quasi tutti, meno probabilmente i veri timidi, sono pronti a dichiararsi timidi.


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Sorrise come soltanto i veri timidi sanno sorridere. Non era la risata facile dell’ottimista né il rapido sorriso tagliente dei testardi ostinati e dei malvagi. Non aveva niente a che fare col sorriso equilibrato, usato di proposito, del cortigiano o del politicante. Era il sorriso strano, inconsueto, che sorge dall’abisso profondo, buio, più profondo di un pozzo, profondo come una miniera profonda, che è dentro di loro.



Con chi ci è antipatico la timidezza è una difesa.



Niente supera in gravità gli sgarbi e le villanie che si commettono per timidezza.



I pericoli e le donne, come i guai, non devono essere trattati con timidezza.



Se i timidi sono impressionabilissimi, se non credono di essere indifferenti a nessuno, se dovunque vedono testimoni intenti a spiare e a giudicare i loro atti e i loro pensieri, questo effetto è in gran parte dovuto a un’immaginazione vivace e incapace di sottoporsi alla realtà.



Essere timidi può essere svantaggioso, è vero, ma […] è un fatto assolutamente normale, sano e, soprattutto, relativo alla cultura, al luogo e al tempo in cui ci si trova. Ciò che non è sano sta nell’intolleranza alla timidezza.



Ci sono caratteri corazzati espugnabili soltanto con la tattica della timidezza.



La timidezza non è una malattia da curare o un handicap da superare con la forza di volontà e l’autoconvincimento razionale. La timidezza è una condizione umana, è una variante vulnerabile, fragile e preziosa dell’umanità.



Sebbene la modestia sia una virtù, la timidezza è tuttavia un vizio.



Per una natura timida, il controllo all’ingresso d’un teatro somiglia un po’ al tribunale degli Inferi.



Spesso, fra i ricchi, la generosità è soltanto una forma di timidezza.



Se siete timidi, allora ditelo coi carri armati.



L’educazione deve saper discernere ciò che nella nativa timidezza di ogni uomo è qualità favorevole, da ciò che è pericoloso; e moltiplicare lo condizioni vantaggiose e combattere le funeste.



Essere timido col pubblico è anche più stupido che esserlo con una donna. Ma educato hai da essere con l’uno e con l’altra, anche per dar loro fiducia.



In ogni timidezza incallita c’è una matrioska di timidezze.



La timidezza non è che la conseguenza di un senso di inferiorità. Se potessi convincermi che le mie maniere sono del tutto disinvolte e garbate, non sarei timido



Era un personalissimo miscuglio di timidezza, di ambiguità e – non vorrei dire di “seduzione da star” – ma sapeva esattamente che effetto faceva agli uomini.



Ancor più che una reazione di difesa, la timidezza è una tecnica, indefinitamente perfezionata dalla megalomania degli incompresi.



La timidezza si vince perdendola.



La timidezza non è che la conseguenza di un senso di inferiorità.



Tra due impeti l’uomo violento è timido.



I timidi notano tutto, ma sono molto bravi a non farsene accorgere.