Frasi sulla disoccupazione
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Frasi sulla disoccupazione di Joseph Conrad, Lev Tolstoj

Se non potete lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia.

Non credo e non ho mai detto che il problema della disoccupazione, quella dei giovani in particolare, non esista né che tutto dipenda dalla mancanza di determinazione di chi cerca lavoro.

Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane.

La disoccupazione dovuta alla scoperta di strumenti e economizzatori di manodopera procede con ritmo più rapido di quello con cui riusciamo a trovare nuovi impieghi per la stessa manodopera.

Che terribile errore del nostro mondo, pensare che la fatica, il lavoro sia una virtù. Né l’uno né l’altra, ma piuttosto un vizio. Cristo non lavorava.

Le due cose più importanti non compaiono nel bilancio di un’impresa: la sua reputazione ed i suoi uomini

La conversazione erudita è o l’affettazione dell’ignorante, o la professione di colui che è mentalmente disoccupato.

Il lavoro non mi piace − non piace a nessuno − ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare sé stessi.

Bisogna che il governo si adoperi per trovare sorgenti di lavoro, per fare in modo che tutti gli italiani abbiano una occupazione. Questo è quello che deve fare il governo, questo è quello che deve fare il parlamento.

Commovente lo sforzo collettivo di credere che la festa del Lavoro sia oggi e non il 2 novembre #primomaggio

La tecnologia non si è tanto sostituita al lavoro, quanto piuttosto ha allontanato i lavoratori dai processi produttivi.

Il lavoro non mi piace − non piace a nessuno − ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare sé stessi.

Signori, dalla prossima settimana non dovremo cercare lavoro, né lui dovrà cercare noi. Oscar Wilde.

Senza ambizione non si inizia nulla. Senza lavoro non si finisce nulla. Il premio non ti verrà inviato. Devi vincerlo.

Le persone nervose e troppo sensibili, specialmente se disoccupate ed apprensive, si figurano di aver mille mali che hanno sede solo nella loro immaginazione.

Siamo arrivati a un tal grado di imbecillità, da considerare il lavoro non solo come onorevole, ma persino come sacro, mentre non è che una triste necessità.

Anche se nell’Irlanda del Nord non ci fossero centomila disoccupati, la miseria delle paghe griderebbe vendetta per gli enormi profitti della classe dominante e capitalistica, che prospera con le ferite, il sudore e le fatiche del popolo.