Frasi sul consumo
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Frasi sul consumo di Zygmunt Bauman, Erich Fromm
La Grande Crisi può essere l’occasione per cogliere la palla al balzo e rivedere il nostro stile di vita passando dal “consumo meno” al più gratificante “consumo meglio”.
Il funerale di Kennedy rivelò il potere della tv di coinvolgere un’intera popolazione in un processo rituale. In confronto i giornali, i cinema e persino la radio sono soltanto congegni per produrre beni di consumo.
La società dei consumi ci ha detto che la felicità consiste nell’avere le cose, e non è riuscita a insegnarci la felicità di non avere le cose.
Perché dovrei appoggiare un sistema che vive di speculazioni, un capitalismo che non riesce a dare case a tutti ma anzi le toglie?
Consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. E’ una guerra silenziosa e la stiamo perdendo
Una religione che non ha attraversato la modernità. E il cui richiamo al trascendente è un lamento contro il potere del consumo che ormai domina nel mondo occidentale.
Per molti, che hanno imparato un poco come i pappagalli lo teorie socialiste, il «capitalismo» spiega tutto ed è cagione di ogni male che si osserva nell’umano consorzio.
Scegliete il vostro motivo ‐ che sia l’ambiente, la salute, la sensibilità verso chi soffre la fame o verso gli animali macellati ‐ ma limitate il consumo di carne: il vegetarianesimo è il futuro dell’alimentazione.
Il vizio tipico del capitalismo è l’ineguale distribuzione della ricchezza. La virtù intrinseca del socialismo è l’equa ripartizione della miseria.
Il socialismo, al nostro tempo, non è una conquista dei socialisti; il socialismo moderno è il figlio degenere del capitalismo. E così sarà negli anni a venire.
Gli idoli dell’uomo moderno avido, alienato sono la produzione, il consumo, la tecnologia, lo sfruttamento della natura.
Oggi il consumatore è la vittima del produttore, che gli rovescia addosso una massa di prodotti ai quali deve trovar posto nella sua anima.
Ognuno oggi può fare l’editing della propria vita e consegnarla al pubblico consumo, crearsi un’identità di finzione. È uno stadio dell’evoluzione in cui chi nasce ora conoscerà solo vestiti e facce di chi è stato instagrammato.
Poi accende la televisione e si mette a guardare una soap opera, avete presente, no? Gente vera che interpreta gente finta e con problemi inventati, a uso e consumo di gente vera che le guarda per dimenticare problemi veri.
Noi non siamo definitivi rispetto agli oggetti che scegliamo di consumare ma sono loro in effetti a definire il nostro essere soggetti. Chi non consuma gli oggetti prescritti rischia in ogni momento di essere estromesso dalla società.
I consumatori moderni possono etichettare sé stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo.
Il capitalismo odierno, giunto all’egemonia nella vita economica, si crea e educa, per via della selezione economica, i soggetti economici, imprenditori ed operai, di cui abbisogna.
La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno.
Io sono una repubblicana conservatrice, una convinta sostenitrice del capitalismo del libero mercato.
Una società dei consumatori non può che essere una società dell’eccesso, del superfluo e dello scarto abbondante.
Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano.
Mia madre m’insegnò l’anticonsumismo più intransigente: invece del «Nulla si crea e nulla si distrugge», lei praticava il «Nulla si compra e nulla si butta via».
La prossima volta che ti viene voglia di lamentarti per qualcosa, ricordati che il tuo bidone dell’immondizia probabilmente è nutrito meglio del trenta per cento della popolazione mondiale.
Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione.
In una società di consumo ci sono inevitabilmente due tipi di schiavi: i prigionieri delle dipendenze da consumo e i prigionieri dell’invidia.
La storia suggerisce che il capitalismo è una condizione necessaria per la libertà politica. Chiaramente non è una condizione sufficiente.
La concezione di felicità tipica della cultura di massa […] può essere detta consumatrice nel senso più largo del termine, vale a dire che essa spinge non soltanto al consumo dei prodotti, ma al consumo della vita stessa.
Le persone sono state create per essere amate. Le cose sono state create per essere usate. Il motivo per cui il mondo è nel caos è che si amano le cose e si usano le persone
Noi dobbiamo e, grazie al progresso scientifico, possiamo edificare una società post-industriale in maniera che l’esercizio della creatività di una persona non imponga mai ad altri un lavoro, un sapere o un tipo di consumo obbligatori.
Il consumismo è interessante perché non è affatto un materialismo, ma una forma di spiritualismo, perché il consumatore non si attacca agli oggetti. Consumare è prendere, utilizzare e gettare, distruggere nel consumo.
In America i film non sono inframmezzati da inserzioni pubblicitarie soltanto perché il cinema è in se stesso la maggior forma di propaganda per i beni di consumo.