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La libertà è una virtù, ossia una perfezione: qualunque cosa, pertanto, denunci l’impotenza dell’uomo, non può venir imputata alla sua libertà .
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La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia.
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Nessuna delle cose che non sono in mio potere mi è tanto cara quanto stringere amicizia con uomini sinceramente amanti della verità .
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Gli scismi non nascono tanto dall’Amore ardente della religione, quanto dalla varietà degli affetti umani, dallo spirito di contraddizione che tutto suole guastare e condannare, anche se è ben detto.
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Chi vive guidato dalla ragione si sforza, per quanto può, di ricambiare l’odio, l’ira, il dispregio, eccetera, di altri contro di lui, con l’amore, ossia con la generosità .
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La perfezione e l’imperfezione sono in realtà soltanto modi del pensare, cioè nozioni che siamo soliti inventare per il fatto che confrontiamo gli uni agli altri individui della stessa specie o genere.
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È il desiderio che spinge la maggior parte degli uomini a raccontare cose, non come esse sono in realtà , ma come si vorrebbe che fossero, nella speranza che sia molto più facile farsi conoscere attraverso storie di spettri che non raccontano fatti reali.
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La superstizione sembra stabilire che è buono quel che procura Tristezza e, viceversa, cattivo quel che procura Gioia.
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Certamente felice sarebbe la nostra età , se potessimo vedere la religione stessa libera anche da ogni superstizione.
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Se gli uomini fossero in grado di governare secondo un preciso disegno tutte le circostanze della loro vita, o se la fortuna fosse loro sempre favorevole, essi non sarebbero schiavi della superstizione.
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La superstizione è sostenuta esclusivamente dalla speranza, dall’odio, dall’ira e dall’inganno, dato che essa trae la sua origine non dalla ragione, ma dalla sola sensibilità e per di più da una appassionata sensibilità .
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La facilità con cui gli uomini si lasciano irretire da ogni genere di superstizione è pari soltanto alla difficoltà di renderli costanti in uno solo di tali generi; anzi, poiché l’uomo del volgo vive sempre in uno stato di infelicità , esso non trova mai durevole soddisfazione e soltanto lo seduce ciò che ha sapore di novità e che non si è ancora rivelato illusorio.
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I superstiziosi che hanno imparato più a biasimare i vizi che a insegnare le virtù e che cercano non di guidare gli uomini con la ragione, bensì di contenerli con la paura in modo che fuggano il Male piuttosto che amare le virtù, non tendono ad altro che a rendere gli altri miseri come essi stessi e perciò non è sorprendente se per lo più sono molesti e odiosi agli uomini.
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È certamente stolto pretendere da altri ciò che nessuno può ottenere da se stesso, di essere attento, appunto, più agli altri che a sé, di non essere avaro, né invidioso, né ambizioso ecc., soprattutto per chi sia ogni giorno esposto alle fortissime spinte di tutte le passioni.
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Nessuno può essere costretto dalla violenza o dalle leggi ad essere felice; per conseguire tale stato sono invece necessari un’amorevole e fraterna esortazione, una buona educazione e soprattutto un personale e libero giudizio.
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Le leggi che si fanno intorno alle opinioni non sono fatte per frenare i malviventi, ma piuttosto per irritare gli onesti.
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Con quanta imprudenza molti cercano di levar di mezzo un tiranno senza essere in grado di eliminare le cause che fanno del principe un tiranno...
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Sono i più desiderosi di onore e gloria coloro che gridano più forte per il suo abuso e per la vanità del mondo.
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Il pentimento non è una virtù - cioè non proviene dalla ragione. Chi si pente di una sua azione è due volte miserevole, cioè impotente.
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Di fronte ai drammi della vita non si deve piangere, né disperarsi, né tanto meno odiare. Bisogna solo comprenderli.
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Nessuno può alienare a favore d'altri il proprio dirittonaturale, inteso qui come facoltà di pensare liberamente.
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Nessuno viene conquistato dall'adulazione più dell'orgoglioso, che vorrebbe essere primo e non lo è.
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Chi vive guidato dalla ragione si sforza, per quanto può, di ricambiare l'odio, l'ira, il dispregio, eccetera, di altri contro di lui, con l'amore, ossia con la generosità .
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