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La bellezza mi si era seduta sulle ginocchia, e stava per abbracciarmi, quando io l’ho schiaffeggiata e l’ho mandata via.
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L’ardore dell’estate fu affidato a uccelli muti e l’indolenza richiesta a una barca di lutti senza prezzo attraverso anse di amori morti e profumi estenuati.
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Io che mi ero detto angelo o mago, dispensato da ogni morale, eccomi riportato al suolo, con un dovere da cercare, e la realtà rugosa da stringere.
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Come un dio dagli enormi occhi azzurri e dalle forme di neve, il mare e il cielo attirano sulle terrazze di marmo la folla delle giovani e forti rose.
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Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri,Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.Lascerò che il vento mi bagni il caponudo.Non parlerò, non penserò a niente:Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,Nella Natura, felice come con una donna.