Frasi Critica
La formazione è concepita come un raddrizzamento morale e autoritario delle storture individuali e il pensierocritico è visto come un’insubordinazione illegittima all’uniformità identitaria.
Il nostro è un mestiere in cui tutto dipende da ciò che gli altri pensano di te, quindi si vive costantemente sotto pressione.
Un'opera malriuscita si porta dentro il proprio castigo: disprezzo e scherno. Una riuscita, suscita l'invidia e trascina in un'infinità di mortificazioni il proprio autore, che si trova assalito da critiche partigiane e stizzose: chi ha da ridire sulla struttura, chi sullo stile, chi sugli insegnamenti che cerca di inculcare. E quanti non riescono a trovare difetti nel libro, si studiano di denigrare l'autore.
Con l'avvento di Internet ogni episodio viene recensito da almeno ottanta diversi magazine di cui non si è mai sentito parlare.
Ironia della sorte: si pensa che i film horror siano quelli più criticati, ma spesso sono quelli fatti meglio.
Non prendo le recensioni troppo sul serio, ma credo che nel complesso siano indicative delle emozioni del pubblico.
Il pubblico per fortuna è intelligente, la critica è antica, baronale e ha una visione molto miope.
Ritengo che la critica, per come ho sempre tentato di interpretarla, sia in primo luogo letteraria, e con questo intendo personale e passionale. Non si tratta di filosofia, politica o religione: nei casi più alti è una forma di letteratura sapienziale, e quindi una meditazione sulla vita.
La scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario.
Al termine di un concerto di proprie musiche Grieg eseguì una composizione di Beethoven ed un critico, sul giornale, stroncò tutte le musiche e soprattutto l’ultima. Così Grieg scrisse al critico: "Vi scrivo per darvi del salame e per dirvi che l’ultimo pezzo era di Beethoven".
Spesso i poeti sanno essere feroci coi loro colleghi. Giuseppe De Robertis recensì una raccolta di poesie di Giuseppe Ravegnani "Il canto del cuculo" con una frase lapidaria e lapidatrice: "L'autore ha messo una sillaba in più nel titolo".
Felice Cavallotti, letterato e deputato dell'estrema sinistra, non ammetteva che i suoi lavoriteatrali potessero non piacere. Una volta un critico stroncò il suo dramma "I Messeni". Cavallotti gli scrisse: "Se il mio lavoro non è piaciuto, è a causa dei partitipolitici". Il giornalista gli rispose: "Assicuriamo l'onorevoleautore che quelli che fischiavano non erano i partiti, ma i restati".
Ci sono dei poeti, per solito da nulla, i quali ogni volta che riescono a pubblicare una poesia, mettono in alto a destra e in corsivo una dedica. E mai a sconosciuti, ma sempre ai maggiori critici e poeti.
Se desideriamo conoscere la forza del genioumano bisogna leggereShakespeare. Per constatare l'inutilità dell'istruzione umana possiamo studiare i suoi commentatori.
L'essere privi di talento letterario non è affatto un disonore. È una carenza comune a molte persone sagge, colte, nobili e anche assai dotate in altri campi. Scrivendo che un testo non ha valore, non intendiamo perciò offendere nessuno, né togliergli fiducia nella vita.
Sono andata avanti anni senza finire nulla. Perché, naturalmente, quando finisci qualcosa puoi essere giudicato... avevo delle poesie che sono state da me riscritte così tante volte che sospetto fosse un modo per evitare di pubblicarle.
Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.