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Frasi Abitudine

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La maggior parte delle persone vive una non esistenza frenetica.



L'abitudine è nociva, non tanto per la carne, ma per l'intelletto.




C'è un progresso qualitativo nella cattiveria della gente, per molti migliorarsi in questo aspetto è come superare un difficilissimo esame universitario, inversamente domina nell'animo di molti un analfabetismo di cuore, di dolcezza, d'amore!


Le frasi sull'abitudine ci ricordano quanto importante sia fare attenzione alle nostre abitudini e come anche un lieve cambiamento possa portare grandissimi benefici nel tempo. Quindi, proviamoci a rompere le vecchie abitudini ed introdurne di nuove che ci porteranno maggiore benessere!



Aspettative e depressione: la depressione a volte è un male voluto perché ce l'andiamo a cercare, tantissime persone hanno sofferto per la sola ragione di essersi sentite tradite dalle loro aspettative, è solo una questione di calcoli, bisogna abbassare le proprie aspettative.


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Ci sono cose talmente personali che raccontiamo soltanto agli sconosciuti.




Se vuoi presenza, sii presente. Se vuoi ascolto, porgi ascolto. Se vuoi fiducia, dai fiducia. I sentimenti a senso unico hanno vita breve. Non creano legami, ma sterili monologhi.



Quando l'uomo finisce di stupirsi, la sua vita è diventata abitudine.



Per fermare un matto ci vuole una folle. L'abitudine in un rapporto con il tempo stanca.



Purtroppo, alla lunga, è difficile essere quello che non si è.



Le frasi commerciali derivano da una coerente aderenza all'inutile, che comporta una massificata crisi esistenziale e una vuota condivisione, che indirettamente svaluta la creatività concreta e l'utilità ad essa correlata.




Ho una memoria notevole. Scrivo note e note per non dimenticare. Ma poi non mi ricordo di leggerle.



Ci sono persone talmente abituate al buio, al dolore, che la luce la considerano un qualcosa da temere piuttosto che da abbracciare o da amare mentre il buio invece lo reputano qualcosa di sicuro; perlopiù un rifugio per il loro stesso dolore. Si potrebbero definire masochisti ma, d'altro canto, queste persone si possono cercare di comprendere poiché non tutti sono così coraggiosi da riuscire ad amare anche il buio in tutte le sue sfumature.



Ci sono due categorie di persone: quelle con un passato da ricordare e quelle con un passato da dimenticare. Le prime vivono nel passato, le seconde nel futuro.



L'abitudine è noia, non piace a nessuno: chi starebbe seduto sulla poltrona più comoda del mondo, sulla quale è stato per giorni mentre dall'altra parte della strada i vicini danno la festa più divertente del mondo? Il genere umano è masochista: la prima risposta potrebbe essere questa, perché molte volte decide di starsene su quella poltrona. Il genere umano è egoista: la seconda risposta potrebbe essere questa, perché molte volte decide di alzarsi e andarsene. Ma infondo è più comodo rimanere su quella poltrona o alzarsi e andarsene?




Non è l'abitudine in sé a essere letale, è l'abitudine che non si vive, quella che ti fa rifugiare nel passato.



Se guardi oltre non mi vedi!



In spiaggia arrivo sempre tardi, verso le diciotto, diciannove. Mi sdraio e vedo la gente andar via, in lontananza bambini che giocano, la risacca color arancio, lo strofinare dei ciottoli sulla battigia in perfetta armonia con il canto delle cicale, gli ombrelloni chiusi, il sole in pensiero per il mio ritardo di cinque minuti. Tranquillo, anche oggi facciamo il bagno assieme, separati dall'orizzonte, stravolti d'incanto.



L'abitudine è un'eterna anestesia mortale.


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Ci sono abitudini più o meno radicate nella nostra vita, abitudini che possono essere modificate o debellate disabituandoci. L'unica abitudine a cui non riesco ad abituarmi è il convivere con me stesso!



Non amo vivere per troppo tempo nello stesso posto; ripudio da sempre l'abitudine, la rifuggo. Ho bisogno dell'euforia che si impadronisce di me per il nuovo, di vivere sensazioni differenti e vedere il passato che fino a poco prima era il presente, ampliando la distanza focale.



Una semplice abitudine si trasforma in una ricerca esasperata. La ricerca di quello che ti dà piacere. Ma a un certo punto qualcosa cambia e la rotta s'inverte. Smette di farti del bene e inizia a farti del male. Ogni giorno di più perché, purtroppo, per quanto ci stia lentamente uccidendo rinunciarci è peggio.



I giorni sono noiosi perché ci si abitua all'abitudine!



Quando siamo bambini l'inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell'adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell'immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell'inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l'inferno è così alla portata di mano che l'accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l'abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l'inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?



Tutti noi vivendo il presente produciamo passato, se vuoi essere possessore di un buon passato, cerca di vivere al meglio il tuo presente.



Perché stiamo insieme se non lo desideriamo che sia abitudine o un errore, non è tempo sprecato? O forse siamo compagni di destini che s'incrociano e che tristi guardiamo oltre, oltre di noi, oltre il nostro stupido gioco d'amore.



L'abitudine è tutto, se non vuoi più essere stanco abituati agli sforzi, se non vuoi più aver sonno abituati a restare sveglio, se non vuoi più piangere abituati a soffrire.



Ho una relazione simbiotica col mio computer, mi scollego in continuazione.



Chi non dice mai grazie, mai ne riceve.



Io ero prigioniero delle mie abitudini, dei miei pregiudizi. Non era male esser stupidi, se si trattava di un'ignoranza tutta propria.



Ho un brutto vizio. Terribile. Di fidarmi ancora delle persone.



Per far qualcosa, bisogna avere degli stimoli continuamente o si rischia di diventare monogami.



Sono in battaglia con l'abitudine, con l'assuefazione, la ripetizione. Credo che vivere così è come essere morti dentro!



Quanto è brutto vedere gesti che dovrebbero essere normali, diventatare così rari da essere menzionati.



Sono una che condivide tutto, tranne lo spazzolino da denti!



Fa parte dell'arte umana applicarsi per rendere complicato ciò che in principio era semplice.



Riesco ad abituarmi quasi a tutto, tranne alle abitudini.



Io credo che tale scontento sia dovuto in gran parta a un modo errato di considerare il mondo, a un'etica sbagliata, ad abitudini sbagliate, che portano alla distruzione di quel gusto e di quell'appetito naturali per le cose possibili dai quali alla fine dipende tutta la felicità dell'uomo.



E continuiamo a parlar d'amore per vizio o per abitudine.



Se si ripetesse il diluvio universale, molti pensionati inps sopravvivrebbero perché sono abituati a sopravvivere con l'acqua alla gola.



Amare se è abitudine dona gioia al mondo. Far l'amore per abitudine distrugge il significato stesso che esso racchiude.