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Frasi sulla recitazione

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Recitare ti obbliga a un’empatia emotiva con l’altro, questo grande “altro”. Gli attori devono partire dall’amore.



Quando sono sul set devo recitare anche io, visto che non sono per niente rilassato.




L’atto dell’attore, questo rifiuto delle mezze misure, la penetrazione, l’apertura, l’uscir fuori da se stesso invece di chiudercisi, costituisce un invito rivolto allo spettatore.



Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi.


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E chi a Hollywood poteva recitare la parte dell’onesto e umile “poeta campagnolo” Mr. Deeds? Un solo attore: Gary Cooper.




Spesso veniamo amati per ciò che sembriamo, per ciò che fingiamo di essere. E per mantenere l’amore di qualcuno, continuiamo a fingere, a recitare una parte, finendo così per rendere la finzione autentica a noi stessi.



Ma vanno così le cose della vita: uno pensa di recitare la sua parte in uno spettacolo e nemmeno si immagina che sul palcoscenico nel frattempo, di soppiatto, hanno cambiato lo scenario e senza saperlo si ritrova nel bel mezzo di uno spettacolo completamente diverso.



Recitare è un processo molto personale. Ha a che fare con esprimere la propria personalità, e scoprire il personaggio che si sta interpretando, con la propria esperienza. Quindi siamo tutti diversi.





Credo di poter recitare qualsiasi ruolo, ma al pubblico piace sempre un cattivo come si deve.




Quando recito sono felice perché è liberatorio, fa stare bene, direi quasi che mi rilassa. Essere un altro per una buona parte della giornata aiuta a stare in pace e andare d’accordo con se stessi.



Amo l’arte, mi piace recitare, cantare e ballare. Ci sono tanti aspetti del mondo del cinema che mi piacerebbe esplorare in futuro.



Cercare dentro di sè quei sentimenti che si devono esprimere attraverso il personaggio. Offrire al pubblico la propria verità e non accettare di offrire al pubblico la propria capacità tecnica.



Amo recitare. È molto più reale della vita.




Essenzialmente, sono un attore di parti minori che è stato abbastanza fortunato da recitare in ruoli da protagonista per la maggior parte della vita.



Io non ho un metodo perché non ci credo: per me il metodo è un qualcosa che ci identifica, attraverso il quale si è universalmente riconosciuti e che, alla fine, può trasformarsi in una prigione.



Per recitare, per diventare un’altra persona, non bastano trucco, parrucco e vestiti. Devi cambiare ritmo: ognuno ha il proprio. Il ritmo è l’impronta digitale dell’anima.



Con la recitazione ho trovato la mia libertà. Ho trovato il modo di essere libero. E adesso non riesco più a farne a meno.


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Un tempo sia il doppiaggio che la recitazione erano discipline che venivano studiate molto e la voce aveva un ruolo importante, infatti veniva “lavorata”, “elaborata”, perché non c’era solo bisogno di fisicità, ma forte era la necessità di una vocalità; a testimonianza di questo basta risentire i grandi sceneggiati di una volta in cui gli attori erano tutti dotati vocalmente, a differenza di oggi, periodo in cui talvolta non capisci nemmeno quello che dicono. Per me è sempre stato fondamentale il lavoro sulla voce, sia nel doppiaggio, per assecondare la mimica dell’attore, sia nella recitazione, e lo è tuttora.



Mettete in discussione le vostre certezze. Siate aperti e interessati alle idee degli altri senza innervosirvi. Prendetele in considerazione senza che vi sentiate aggrediti. Perché, davvero, è questa la natura della recitazione.



Recitare è facile. Scrivere è più creativo.



Il grande segreto del recitare è ascoltare la gente



Possiedo un ritmo naturale che mi fa preferire una partitura a un bel quadro e che mi dà il passo giusto anche per recitare.



L’immagine suscitata nella mente dello spettatore dalla recitazione si realizza con l’espressione; nasce attraverso l’espressione visiva, si chiarisce attraverso l’espressione uditiva, diventando più forte.



Il ruolo di Rimbaud è uno dei ruoli più importanti da recitare per un giovane attore.



Lo chiamavano “underplaying”. Non voglio dire che stessi facendo qualcosa di nuovo nel campo della recitazione. Dal momento che non mi ero mai trovato a dover raggiungere l’ultima fila di un teatro, non avevo mai imparato a iperenfatizzare un gesto o a urlare una battuta.



Dopo il provino, il regista batté le mani allegramente e gridò, ‘ Non sa parlare! Non sa recitare! È sensazionale!’.



Esistono varie scuole di pensiero: alcune prevedono il totale trasfigurarsi dell’io nel personaggio, altre il contrario. Io sostengo e difendo la grande personalità dell’attore.



Non so, questa cosa della tv non mi convince: gente che recita tutto il tempo, ti rendi conto? Girano un bottone, e tac, c’è qualcuno che recita per loro. Mah. Farà bene, alla gente, tutto questo recitare?



Sto diventando troppo vecchio per recitare alcuni ruoli, ma sono ancora avido.



Recitare consiste nell’assorbire le personalità di altre persone e nell’aggiungervi parte della propria esperienza.



C’è chi nasce per recitare: gente che ha la passione per il teatro nel sangue, e si applica per tutta la vita a perfezionare la propria arte, raggiungendo talvolta la grandezza. Altri iniziano a recitare per puro caso, dopo anni di ricerca di un mezzo per esprimere la propria personalità, anche fra questi qualcuno raggiunge la grandezza. Stroheim appartiene alla seconda categoria.



È difficile lavorare su un set. Non puoi conoscere tutti. Ci sono cinquanta, a volte anche sessanta persone in giro… uno ti pettina, l’altro parla del tuo guardaroba, e tutti fanno pressione, ti fanno fretta mentre pensi: Dio, adesso devo andare davanti alla cinepresa e recitare.



Il comico ti da una soddisfazione immediata perché vedi il risultato subito, se porti il pubblico dalla tua parte facendolo ridere. Con il drammatico senti la tensione, ma non avverti in realtà il contatto con il pubblico.



Nessuno dovrebbe provare a recitare in una commedia a meno che non abbia un circo attivo al proprio interno.



Ciò che cementifica una coppia è il dovere di recitare, non il piacere di essere. Se uno sposa il piacere di essere, deve andare all’altare da solo a dirsi sì.



Questa parola, empatia, è forse l’unica ragione per cui continuo a recitare. […] Se sono chiamato a interpretare una persona che ha uscciso qualcuno, non posso identificarmi con lei ma posso empatizzare emotivamente. Qualsiasi sia la sua motivazione ho il compito di trovarla.



Non c’è grande differenza tra essere un comico monologhista o recitare Shakespeare. In realtà, a meno che non sei un buon comico, non sarai mai in grado di recitare Amleto correttamente.



Per recitare bisogna usare la fantasia… è reinventarsi in ogni ruolo che ci viene proposto. È divertente interpretare una regina, o credersi di essere Cameron Diaz, o Marisa Tomei per qualche ora e poi tornare alla propria vita di tutti i giorni.



È più facile recitare e esibirsi che essere coerenti, più facile eccitare e distrarre che far pensare, più facile impressionare che convincere.