Frasi sulla censura
In un paese in cui regni apertamente il dogma della sovranità del popolo la censura è non solo un pericolo ma anche una grande assurdità.
La Cina di oggi è migliorata rispetto all’89, e non solo per via dei grattacieli, delle automobili e di tutta la ricchezza in mostra nelle grandi città. Insieme al benessere materiale, molti godono di libertà che allora non esistevano. La libertà di viaggiare all’estero, per esempio. O di andare a fare le vacanze in Tibet, in pellegrinaggio fra i monasteri buddhisti. La libertà di avere un telefonino con cui chiamare anche i parenti che vivono a Hong Kong o a Taiwan, a San Francisco o a New York. La libertà di scrivere e-mail. Sono libertà personali, più che politiche. Non esiste ancora una stampa svincolata dalla censura, un’opposizione, né tantomeno il diritto di licenziare i propri governanti. I ventenni, trentenni e quarantenni del 2005 non sono generazioni così eroiche da voler sfidare la forza dello Stato e rischiare la vita per conquistarsi i diritti politici.
È una situazione grottesca. Cancellano il Decameron senza motivo, Giuliano Ferrara non ha subìto insulti e difatti non protesta, con la censura La 7 ha un danno di immagine e di sabato si priva del 4 per cento dell’ascolto e di due milioni e mezzo di contatti.
Non si può ingabbiare l’arte, non si può mettere sotto processo l’artista per quello che racconta. Perché non è lui che inventa la realtà che racconta, la realtà esiste. L’arte, anche quella più provocatoria, non deve essere censurata per paura che mostri dei lati spiacevoli, oscuri, anche sbagliati, del mondo, deve servire proprio come segnale di quello che non va.
Le vittime della censura non sono soltanto i personaggi imbavagliati per evitare che parlino. Sono anche, e soprattutto, milioni di cittadini che non possono più sentire la loro voce per evitare che sappiano.
Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta ‐ e sfuggono a qualunque censura. Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento: su di esso non abbiamo alcun potere.
Tutta la narrativa, a partire dai romanzi ammuffiti nelle biblioteche, è censurata dagli interessi della classe dominante. E soprattutto la letteratura giovanile, quella roba melodrammatica che quasi ogni ragazzo prima o poi divora, trasuda le peggiori illusioni del 1910. (da Le bugie settimanali per ragazzi)
Essere governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato, diretto, legiferato, regolamentato, incasellato, indottrinato, catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù.
Il prudente rifugge tanto dall’esser contraddetto quanto dal contraddire: tanto è rapido e pronto nel censurare, quanto è cauto nel dar pubblicità alla censura.
Se avessi una persona fondamentale nella vita che desidero, per me sarebbe una perversione, una specie di censura dell’esperienza della vita stessa se ci rinunciassi.
Ogni romanzo è, o dovrebbe esser scritto affinché lo leggano uomini e donne, e non riesco proprio a immaginare come potrebbe un uomo permettersi di scrivere qualcosa di davvero vergognoso per una donna, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa di decoroso e appropriato per un uomo.
Le biblioteche, per loro stessa natura, possono sostenere ma anche mettere in discussione l’autorità di potere. Come depositari di storia o fonti per il futuro, guide o manuali per i tempi difficili, simboli di autorità passate e presenti, i libri di una biblioteca rappresentano ben più di quanto contengano nel loro insieme, e sono stati considerati, sin dall’inizio della scrittura, una minaccia. Poco importa il motivo per cui una biblioteca viene distrutta: ogni censura, riduzione, frammentazione, saccheggio o bottino dà origine (perlomeno come presenza spettrale) a una biblioteca più forte, più chiara e più durevole di libri banditi, saccheggiati, depredati, frammentati o ridotti. Può essere che questi libri non siano più consultabili, che esistano soltanto nel vago ricordo di un lettore o nell’ancor più vago ricordo di una tradizione e di una leggenda, ma hanno acquisito una sorta di immortalità. […] Le biblioteche che sono svanite o a cui non è mai stato concesso di esistere sono molte di più di quelle che visitiamo, e formano gli anelli di una catena circolare che ci accusa e ci condanna tutti.
L'inconscio è quel capitolo della mia storia che è segnato da un vuoto o occupato da una menzogna: è il capitolo censurato.
Quando c'è censura ufficiale è segno che il discorso è serio. Quando non c'è alcuna censura, è quasi certo che i portavoce ufficiali avranno tutti gli altoparlanti.
Troppe parole di Gesù oggi risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua parte più loquace.
Paura e autocensura sono errori: un artista deve confidare nella decenza e nell'intelligenza del pubblico.
Il modo di trasmettere il sapere può assumere forme diverse a seconda del tempo, ma è sempre stato condizionato da censure e pregiudizi nei confronti delle novità.
Il popolo americano, ne sono convinto, detesta veramente la libertà di parola. Al minimo allarme sono pronti e desiderosi di abrogarla.
La censura, come la carità, dovrebbe iniziare a casa, ma a differenza della carità, dovrebbe fermarsi lì.
La soluzione quando non ti piace il discorso di qualcuno non è mettere a tacere quella persona o quella società.
Il bello della censura è che uno può non pubblicare nulla senza per questo esseresospettato di non avere talento, anzi.
Il produttore, il regista e lo scrittore si ammanettano come una combriccola di illusionisti reumatici e rischiano un'ernia mentale nell'aggirare la censura.
Molti di loro sono stati seppelliti per i troppi comunicati stampa piuttosto che per essere rimasti fedeli ai propri ideali.
È prerogativa dei sistemi statici e chiusi guardare con diffidenza ciò che non può essere controllato, vale a dire la forzadinamica delle idee e bruciarne i testimoni: i libri.
Le regole della giustizia possono affermarsi e superare le barriere censorie solo travestendosi da errori.
La libertà di stampa è buona solo per se stessi. Vale solo se conviene. Se non conviene, viva il bavaglio: da mettere sulla bocca degli altri.