Frasi sulla pubblicità
Vendere un prodotto senza fare pubblicità è come ammiccare a una ragazza nel buio: tu sai quello che stai facendo ma nessun altro lo sa.
Mai epoca fu come questa tanto favorevole ai narcisi e agli esibizionisti. Dove sono i santi? Dovremo accontentarci di morire in odore di pubblicità.
Viviamo in un’epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo.
La prima legge della pubblicità è di evitare le promesse concrete e coltivare il deliziosamente vago.
La pubblicità è l’acceleratore del meglio e del peggio senza che nulla possa arrestare la velocità presa.
La pubblicità ha lo scopo di indurre la gente a comprare delle cose di cui non ha bisogno, con denaro che non ha, per impressionare altre persone che le sono antipatiche.
Guarda che hai davanti a te uno che ha creduto alla pubblicità. Ti ricordi? “Diventa tutto quello che puoi”. Io ho fatto un caffè per tutto il Desert Storm. Ho fatto il caffè per tutta Panama mentre gli altri combattevano, mentre facevano i Ranger; e adesso: “Grimes, nero e una zolletta” oppure “Grimes, ce l’hai solubile per caso?”
Se molta gente ottiene GNU da amici e queste aziende non hanno successo, vorrà dire che la pubblicità non era necessaria per diffondere GNU. Perché tutti questi difensori del libero mercato non vogliono lasciare che sia il libero mercato a decidere?
Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che ne fornisce i mezzi, e l’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità.
La comunicazione istituzionale non va in alcun modo confusa con la propaganda politica e non può ridursi all’esaltazione acritica dell’attività delle singole amministrazioni. Si tratta di rendere un servizio ai cittadini e non di farsi pubblicità.
La spottizzazione degli spazi minimi all’interno della televisione e dei giornali, indica un cambiamento rispetto a come viene proposta la pubblicità, sempre più massiccia ma al contempo sempre più invisibile, subliminale, quasi ossessiva, onnipresente.
Diamo pubblicità all’HIV e all’AIDS per non nasconderlo, perché l’unico modo per farla apparire come una malattia normale come la tubercolosi, come il cancro, è sempre quello di portarla allo scoperto e dire che qualcuno è morto a causa del virus dell’HIV e dell’AIDS. La gente smetterà di considerarla come qualcosa di straordinario.