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Frasi sulla pittura

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Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima.



Non mi interessa dipingere ritratti al chiuso. Non riesco a sentirmi a mio agio.




La pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama.



Se una voce dentro di te continua a ripeterti “non sarai mai in grado di dipingere”, allora dedicati alla pittura con tutto te stesso, e vedrai che quella voce sarà messa a tacere.


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Io dipingo come un uccello canta.




Che farei io senza l’assurdo?



La pittura è stata ed è la passione più grande della mia esistenza, oserei dire la mia vita stessa.



Così il pennello sta alle mie dita come l’archetto al violino, e assolutamente per mio piacere.



Siamo tutti scultori e pittori, e il nostro materiale è la nostra stessa carne, il nostro sangue, le nostre ossa.



Il mio scopo nel dipingere è sempre stata la più esatta trascrizione possibile della più intima impressione della natura.




Il surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone in quell’armadio in cui si voleva prendere una camicia.



Non l’amore bisogna dipingere cieco, ma l’amor proprio.



Nell’arte il segreto per crescere è confrontarsi. Una esposizione in un museo è una opportunità per confrontare un’opera con un’altra che è sempre la migliore lezione di pittura.



Aprivo solamente le finestre della mia camera ed entravano l’aria color blu, l’amore e i fiori.




Se dovessi scegliere a chi fare dipingere un mio ritratto sceglierei Botero: così non dovrei preoccuparmi delle mie cosce.



Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!



Che genio era quel Picasso… un vero peccato che non abbia dipinto nulla.



Ogni musica che non dipinge nulla è un rumore.


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Il disegno ed il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso, più il disegno si fa preciso.



Perchè in casa mia non ci sono appesi miei dipinti? E’ perché non posso permettermeli.



La sostanza della pittura è la luce.



Chi biasima la pittura, biasima la natura, perché le opere del pittore rappresentano le opere di essa natura, e per questo il detto biasimatore ha carestia di sentimento.



Dipingere non è per me un divertimento decorativo, oppure l’invenzione di plastica di una realtà ambigua; ogni volta la pittura deve essere invenzione, scoperta, rivelazione.



La pittura moderna è un po’ come la donna: non ci dà piacere se cerchiamo di capirla.



Niente mi rende così felice come osservare la natura e dipingere quello che vedo.



La pittura trasforma lo spazio in tempo, la musica il tempo in spazio.



La più grande ragione del dipingere è che non c’è ragione di dipingere.



La principale e la più importante parte della pittura, è di sapere ciò che la natura ha prodotto di più bello e di più adatto a quest’arte, per farne la scelta, seguendo il gusto e la maniera di sentire degli antichi.



In almeno un senso, tutta la pittura è cosmetica. Tutta la pittura comporta che si spalmi della pasta colorata su una superficie piana, insulsa, ed è fatta al fine di imbrogliare e ingannare un osservatore, un osservatore che vuole farsi imbrogliare e ingannare lasciandosi trascinare a vedere qualcosa che non c’è. E dietro il trucco che è la pittura, non c’è niente. Non c’è sostanza sotto la superficie, non profondità dietro l’apparenza.



La pittura come tutte le arti belle nacque nel santuario e ne fu dapprima ornamento e decoro. Un antico Statuto dell’arte dei pittori senesi del 1355 comincia con queste parole: «Noi siamo per la grazia di dio manifestatori agli uomini grossi che non sanno lettere delle cose miracolose operate in virtù e per virtù della fede.»



Perché la pittura storica diventi efficace sugli animi, non tanto importa che essa rappresenti fatti storici veri, ma si bene costumi ed affetti veri. Perché non ci tocca profondamente no il sapere che una gloriosa azione fu l’opera di Alessandro, di Tito o di Napoleone, ma il vedere invece effigiato con evidenza uno di quei fatti che onorano il cuore dell’uomo.



Tiene in sé la pittura forza divina non solo quanto si dice dell’amicizia, quale fa gli uomini assenti essere presenti, ma più i morti dopo molti secoli essere quasi vivi, tale che con molta ammirazione dell’artefice e con molta voluttà si riconoscono.



[Risposta alla domanda formulata dall’Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli: se nella pittura l’imitazione del vero basti a raggiungere il fine dell’arte] Nella pittura la limitazione del vero non può bastare a raggiungere il fine dell’arte; perché anche dove il fine dell’arte sta semplicemente nel rappresentare il naturale, bisogna, copiandolo, interpretarlo e animarlo.