Frasi sugli avari
Dovremmo aver paura del capitalismo, non dei robot: l’avidità degli uomini porterà all’apocalisse economica.
Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia de’ segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt’un periodo.
La gratitudine guarda al passato e l’amore al presente; paura, avarizia, lussuria e ambizione guardano al futuro.
L’egoismo è una forma di avidità. Come ogni forma di avidità, è insaziabile, per cui non c’è mai una vera soddisfazione.
In assenza del sistema aureo non c’è modo di proteggere i risparmi dalla confisca attraverso l’inflazione.
Una giusta economia non dimentica mai che non sempre si può risparmiare; chi vuol sempre risparmiare è perduto.
Sono avaro e per non farmene accorgere mi sto rovinando. Ogni volta che vado a pranzo con degli amici voglio essere sempre io quello che paga per tutti.
Il senso del possesso che lui osserva nelle altre solitudini gli appare esagerato. In alcuni diventa vera e propria tirchieria, in altri essenzialità, in altri ancora frugalità o nevrosi di ordine, pulizia, attenzione maniacale per la disposizione abituale delle cose e dei sentimenti.
A Mantova, qualche anno fa, andavo cercando bozzetti e piccoli quadri quali mi consentivano le mie modeste sostanze; esigevo però che i pittori fossero anteriori al 1600, perché verso quest’epoca si spense del tutto l’originalità italiana messa in pericolo sin dalla caduta di Firenze nel 1530. Invece di quadri, un vecchio patrizio molto ricco e molto avaro mi fece offrire a caro prezzo certi vecchi manoscritti ingialliti dal tempo: chiesi di poterli scorrere ed egli acconsentì, aggiungendo che si fidava della mia probità perché nel caso che non li avessi acquistati dimenticassi gli aneddoti piccanti che mi era stato concesso di leggere.
La accidia di una puttana è più acuta e più accorata che la maninconia di un cortigiano che si vede marcito in tinello sanza un quattrino di entrata; la avarizia di una puttana è simile a un boccone che uno banchiere avaro ha rubato alla sua fame e ripostolo in cassa con gli altri.
Per convivere con gli avari, anche solo per un viaggio, occorre immedesimarsi nelle loro reazioni. Non è facile. Io avevo escogitato anni fa un piccolo sistema. Moltiplicavo mentalmente per tre tutti i prezzi e così riuscivo a vederli come li vedevano loro. Nessuna persona normale rinuncerebbe all’acquisto di una guida perché il prezzo è di diecimila lire. Se però diventasse di trentamila, sarebbe giustificata qualche riflessione, che nell’avaro si trasforma invariabilmente in un rifiuto
Il possesso è una forma di avarizia, e un avaro non può fiorire. Un avaro è sempre in uno stato di costipazione spirituale, è malato. Devi aprirti, condividere. Condividi ciò che hai e crescerà; condividi di più e crescerà. Continua a dare, e riceverai ancora. La sorgente è eterna, non essere avaro. Di qualsiasi cosa si tratti – amore, saggezza… qualsiasi cosa, condividi. Non possessività vuol dire condividere.
Dei Sette Vizi Capitali, l’Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola ‐ riguardano il rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo. L’Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con se stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale. L’Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all’estremo.
I poveri spendono i soldi e risparmiano ciò che resta. I ricchi risparmiano i soldi e spendono ciò che resta. È la stessa somma di denaro, ma viene gestita con una filosofia diversa. Ricchi o poveri: la differenza non sta tanto in quanto si guadagna, quanto piuttosto in come si impiega ciò che si guadagna. A voi la scelta.