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Il fisico risente dello stress che subisce il corpo e anche di quello psicologico. E’ naturale che il pubblico e la compagnia che aspettano l’artista ospite abbiano gli occhi puntati su di lui e si aspettino la grande performance. Bisogna stringere i denti e mascherare qualsiasi problema fisico. Non si può sbagliare.
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Non si può o comunque non si deve diventare una macchina da palcoscenico per sopperire alle difficoltà fisiche.
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La mia attività con l’UNICEF in Darfur è stata un’esperienza forte: sono sempre colpito dalle persone che rinunciano a pensare a se stesse per mettersi al servizio di cause importanti.
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A sei anni non sai come diventerai fisicamente, non sai come sarà il tuo carattere, e tutti quei sacrifici e quelle rinunce potrebbero essere troppo pesanti. Voglio solo mettere in allerta chiunque possa pensare alla danza come ad un’attività qualunque. D’altro canto se un giovane ha già tanta passione, più della metà del gioco è fatta! La mia passione è stata il vero motore e chiunque provi tale sentimento non deve lasciarsi scappare l’opportunità che la danza offre. Allora sì mi sentirei di consigliare quest’attività, ad occhi chiusi.
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Se capisco che in un particolare momento della mia attività sono stanco, e magari decido di dormire prima dello spettacolo, è sicuro che se la serata andrà bene, allora dormirò prima di tutte le successive! Questo non è essere superstiziosi, è qualcosa che ha a che fare con una ricerca del giusto assetto nelle diverse situazioni che capitano.
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Per fare questo mestiere la passione è la base. Ma il talento va forgiato. Ogni giorno ci vogliono disciplina e una grande dedizione.
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La danza si basa sull'estetica. Vedi sul palco il principe azzurro e riesci ad identificarti nella storia.