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Frasi sul consumo

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Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione.



In una società di consumo ci sono inevitabilmente due tipi di schiavi: i prigionieri delle dipendenze da consumo e i prigionieri dell’invidia.




La democrazia è la forma politica del capitalismo.



La storia suggerisce che il capitalismo è una condizione necessaria per la libertà politica. Chiaramente non è una condizione sufficiente.


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La concezione di felicità tipica della cultura di massa […] può essere detta consumatrice nel senso più largo del termine, vale a dire che essa spinge non soltanto al consumo dei prodotti, ma al consumo della vita stessa.




Le persone sono state create per essere amate. Le cose sono state create per essere usate. Il motivo per cui il mondo è nel caos è che si amano le cose e si usano le persone



Noi dobbiamo e, grazie al progresso scientifico, possiamo edificare una società post-industriale in maniera che l’esercizio della creatività di una persona non imponga mai ad altri un lavoro, un sapere o un tipo di consumo obbligatori.



Lo sai che significa capitalismo? Fregare la gente.



Il consumismo è interessante perché non è affatto un materialismo, ma una forma di spiritualismo, perché il consumatore non si attacca agli oggetti. Consumare è prendere, utilizzare e gettare, distruggere nel consumo.



In America i film non sono inframmezzati da inserzioni pubblicitarie soltanto perché il cinema è in se stesso la maggior forma di propaganda per i beni di consumo.




Sottoprodotto della circolazione delle merci, la circolazione umana considerata come un consumo, il turismo, si riduce fondamentalmente alla facoltà di andare a vedere ciò che è diventato banale.



Il consumismo ti consuma.



Noi non viviamo la vita. Noi la consumiamo.



Oggi la gran parte di noi occidentali può permettersi di condurre un’esistenza piena di sprechi. Ma in questo modo dimentichiamo che le nostre condizioni sono soggette a fluttuazioni e che potremmo non essere in grado di anticipare quando il vento cambierà. A quel punto saremo ormai troppo abituati a uno stile di vita dispendioso, per cui le uniche vie d’uscita potranno essere una drastica riduzione del nostro tenore di vita o la bancarotta.




La vera ragione per cui ci viene versato uno stipendio non è l’equità o l’apprezzamento per il nostro lavoro, ma la speranza di vederci spendere quei soldi in una nuova auto o in un nuovo computer, prima che gli operai sfruttati per produrli dall’altra parte del globo pretendano stipendi più dignitosi e orari di lavoro più umani.



Lo scopo del gioco del consumo non è tanto la voglia di acquisire e possedere, né di accumulare ricchezze in senso materiale, tangibile, quanto l’eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima. I consumatori sono prima di tutto raccoglitori di sensazioni: sono collezionisti di cose solo in un senso secondario e derivato.



Tu sei il consumista perfetto. Il sogno di ogni gerarca o funzionario della presente dittatura, che per tenere in piedi le sue mura deliranti ha bisogno che ognuno bruci più di quanto lo scalda, mangi più di quanto lo nutre, illumini più di quanto può vedere, fumi più di quanto può fumare, compri più di quanto lo soddisfa.



Il capitalismo è l’opposto della solidarietà e della partecipazione democratica. I modelli di produzione e consumo che lo caratterizzano promuovono il saccheggio, il militarismo, minacciano la pace, generano violazioni dei diritti umani e sono il più grande pericolo per l’equilibrio ecologico del pianeta e la sopravvivenza degli esseri umani.


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I rifiuti mandano un doppio crudele messaggio: ci dicono che le cose vengono usate con economica brutalità, senza comprensione e sintonia, e che tutto ciò che non conserva l’abbagliante luccichio del ‘nuovo di zecca’ è semplicemente da buttare: che terribile oracolo: l’usa e getta come canone fondamentale della nostra società!



Dèi delle carte di credito e delle autostrade, di Internet e del telefono, della radio e dell’ospedale e della televisione, dèi fatti di plastica, di suonerie e di neon. Dèi pieni di orgoglio, creature grasse e sciocche, tronfie perché si sentono nuove e importanti.



Compri mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d’anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto.Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.



Un consumatore soddisfatto sarebbe una catastrofe perla società dei consumi, per la quale invece i bisogni devono essere sempre risorgenti, non devono avere mai fine; i consumatori devono essere insaziabili, alla perenne ricerca di nuovi prodotti,avidi di nuove soddisfazioni in un mercato che sforna continuamente prodotti nuovi e inediti



In questo nuovo Regno l’uomo ha ancora una parte, ma come sottoprodotto. Non è più propriamente un uomo, ma un «consumatore». È un tramite. È il tubo digerente, il lavandino, il water attraverso cui deve passare il più velocemente possibile ciò che altrettanto rapidamente produce.



La scelta del partner obbedisce allo stesso criterio che interviene nell’acquisto di un prodotto. Si cerca una persona adeguata alle proprie esigenze con la stessa preoccupazione che accompagna la scelta di un elettrodomestico. La ricerca del partner è calcolata, fredda, distaccata,priva di emozioni. Se qualcosa non funziona, al pari di qualsiasi prodotto d’acquisto, allora si mette da parte, si scarta la persona trovata e si passa ad altro.



Considerati nell’insieme noi consumiamo non perché vogliamo ma perché dobbiamo consumare per mantenere il meccanismo produttivo che ha necessità di esprimersi a livelli sempre più alti (le crescite esponenziali) per non crollare su se stesso. Siamo al servizio di un sistema di cui costituiamo i terminali passivi.



Sgobbano, corrono per comprarsi quello che credono di desiderare; in realtà quello che al padrone piace che si desideri.



Se tutti chiedessero la pace invece di un altro televisore, allora ci sarebbe pace.



Un sacco di gente è così attirata da ciò che non può avere che non pensa nemmeno per un secondo se lo vuole davvero.



L’unica ragione per cui un gran numero di famiglie americane non possiedono un elefante è che non è non è stato ancora offerto un elefante al prezzo di un dollaro con facili pagamenti rateali.



La felicità dell’uomo moderno: guardare le vetrine e comprare tutto quello che può permettersi, in contanti o a rate.



Non passate dalla schiavitù del regime comunista alla schiavitù del consumismo.



Ci deve essere qualcosa di più nella vita che avere tutto!



Ci rendiamo conto che non possiamo avere tutto, e così inizia la folle corsa ad avere tutto il resto.



Noi non viviamo la vita. Noi la consumiamo.



In una società dove tutto è diventato merce, e dove chi ha soldi può comperare e stare meglio, occorre la riabilitazione del «gratuito», di ciò che si può usare ma non comperare.