Frasi sull’altezzosità
Essere per qualcuno ragione di sofferenza e di gioia, non avendone alcun diritto reale, non è il più dolce alimento della nostra superbia?
Nessun uomo è superiore a un altro essere umano per alcuna ragione al mondo. Bisognerebbe insomma “smontare” questo complesso di superiorità.
Splendida guardia di giganti, quella che attornia l’Ortler. Egli stesso, il vecchio re, ha l’aspetto sereno e augusto di un grande contemplatore del cielo. Invece il gruppo de’ suoi è tragico. Tutte quelle torve faccie di montagne, la Geisterspitze, la Tuckettspitze, la Suldenspitze e non so quante altre sono torturate da una duplice passione: la superbia di appartenere al famoso capo, lo sdegno di sottostargli.
La superbia è una grande stima di se stessi che procede dal proprio interno, ed è quindi diretta, mentre la vanità è un’aspirazione a ottenerla dal di fuori, cioè indirettamente. In conformità con ciò, la vanità rende loquaci, e la superbia rende taciturni.
È curioso osservare quale ideale di felicità amino gli uomini e in quali singolari posti essi cerchino la sua sorgente. Alcuni la cercano nell’ammucchiare ricchezze, alcuni nella superbia del potere, altri nelle conquiste dell’arte e della letteratura. Pochi la cercano nell’esplorazione del loro spirito o nel miglioramento della conoscenza.
Gli abitanti delle colonie meridionali sono più fortemente attaccati alla libertà di quelli delle colonie settentrionali. Tali furono tutti gli antichi Stati, tali furono i nostri antenati gotici, tali furono i polacchi della nostra era, e tali saranno tutti i padroni di schiavi che non siano schiavi essi stessi. In questi popoli la superbia dell’imperio si combina con lo spirito di libertà, lo fortifica o lo rende invincibile.
Accade sempre così per la gente titolata, sono adorati oppure odiati: se si degnano di parlare con una persona che non appartiene al loro rango vengono subto definiti simpatici e alla mano; se non lo fanno sono superbi e odiosi. Non ci sono meze misure.
‘l primaio vizîo è Vanagrolia: questo muove l’animo e fallo vizîoso e mal disposto d’una volontà disordinata a volere quello onore che non si conviene. E comettesi questo peccato per [otto] vie, e catuna ha il suo nome per meglio averle a memoria. E quelle sono i vizî che nascono di lei, e sono cosí appellati: Grandigia, Aroganza, [N]on usanza, Ipocresia, Contumacia, Contenzione, Presunzione, Inobbedienzia.
Intuí che egli non aveva fatto tante guerre per idealismo, come tutti credevano, né aveva rinunciato per stanchezza alla vittoria imminente, come tutti credevano, ma che aveva vinto e perso per lo stesso motivo, per pura e peccaminosa superbia. Arrivò alla conclusione che quel figlio, per il quale lei avrebbe dato la vita, era semplicemente un uomo interdetto all’amore.
La razionalità non fa più parte del nostro bagaglio intellettuale e morale. È stata picconata da tutte le parti la razionalità; accusata di essere all’origine dei delitti e del più grave tra tutti ‐ quello della superbia. Così la luce della ragione è stata spenta, nuove ideologie si sono installate al posto di quelle crollate in rovina, fondamentalismi d’ogni tipo hanno preso il posto della tolleranza e della certezza del diritto.
Ci sono due specie di critiche, l’una che s’ingegna più di scorgere i difetti, l’altra di rivelar le bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore, e vuol destare amore che è padre dell’arte; mentre l’altra mi pare che somigli a superbia, e sotto colore di cercare la verità distrugge tutto, e lascia l’anima sterile.